Sherlock Holmes (Basil Rathbone)

 

 

Miss Marple (Margareth Rutherford)

 

 

La Canarina (Virna Lisi) e Philo Vance (Giorgio Albertazzi)

 

 

Archie Goodwin (Paolo Ferrari) e Nero Wolfe (Tino Buazzelli)

 

 

Charlie Chan (Warner Oland)

 

 

RIDATECI GLI ASSASSINI DI AGATHA!

 

Sono anni che lo ripeto e adesso ho deciso di formalizzare la mia protesta: non ne posso più dei serial killer!!!

Sono stufo marcio di pazzi, sadici, disturbati, alienati, dementi, maniaci, mentecatti con la psiche a cavaturaccioli, più forata di un groviera, andata a male, putrefatta e puzzolente, che improvvisamente si mettono ad ammazzare a casaccio seguendo voci interiori, spinte demoniache, intricati disegni, raptus incontrollabili o gelide geometrie per vendicarsi fuori tempo massimo di madri, nonne, zie, sorelle, vicine di casa, cani, baristi, sergenti, assicuratori, vigili del fuoco sbuzzando, affettando, bruciando, sventrando, forando, cucendo, cuocendo, imbalsamando, mangiando donzelle, bambini, famiglie, studentesse, fattorini, bibliotecari, bagnini, portieri lasciando inquietanti indizi, trucide sfide, macabre tracce, orridi graffiti, oscuri messaggi, aforismi, liste, insulti, indovinelli, citazioni e deliri!

Non sopporto più Annibale il Cannibale, né quello dei sette peccati capitali, quelli nati assassini e tutti i pazzoidi di Faletti. Mi hanno tolto il gusto del "giallo". Che merito c'è a sfidare il lettore o lo spettatore portando sulla scena un pazzo? E' pazzo e ammazza chi gli pare, no? Come si fa a ricostruire il movente, a smascherare l'alibi, a intuire il cui prodest, a identificarlo nel gruppo dei sospettati? Per me l'unico poliziesco serio e credibile è quello classico, di Agatha Christie, di Conan Doyle, di Van Dine, di Rex Stout, di Earl Derr Biggers.

Poirot, Miss Marple, Sherlock Holmes, Philo Vance, Nero Wolfe, Charlie Chan avevano a che fare con casi normali, con moventi normali e assassini onesti, persone come voi e come me, spinte da ragioni comprensibili e condivisibili: ammazzare il marito per risposarsi con uno più fresco e più bello, vendicarsi di un sanguinoso affronto, far sparire un intero asse ereditario per rimanere l'unico erede, eliminare una ricattatrice, un socio d'azienda, il seduttore della figlia, un pericoloso testimone, un rivale in amore, un ostacolo per la carriera. L'investigatore doveva ricostruire il quadro d'insieme, discernere gli indizi lasciati a bella posta per confonderci da quelli essenziali, svelare i trucchi e le messinscene, analizzare movimenti e frasi e dichiarazioni e atteggiamenti; controllare porte, serrature, impronte, orme, orari, ceneri, fondi di caffé, lacci di scarpe, coincidenze, alibi. Il tutto lasciando sgocciolare a noi lettori/spettatori qualche indizio per permetterci, se attenti e ispirati, di emularlo e indovinare la soluzione dell'enigma prima della scena madre, in cui tutti i sospettati venivano raccolti nella stessa stanza e l'investigatore riassumeva autorevolmente il caso e smascherava il colpevole.

La fantasia e il genio dell'autore gli permettevano di alterare la ricetta, introducendo di volta in volta quelle varianti, quelle modifiche nelle circostanze, attori, tempi, modi, scenari, strutture che rendevano sempre godibile la lettura. Certo, in Dieci Piccoli Indiani il colpevole tanto sano di mente non è, ma c'è una ferrea logica nel suo agire e non ammazza certo a casaccio. L'assassinio della Canarina può svolgersi grazie al ricorso ad una tecnologia che oggi ci fa sorridere, ma il movente è ignobilmente attuale. Nel Patto dei Sei il presunto alibi è ottenuto in modo semplicissimo, rudimentale ma ingegnoso, perchè il colpevole deve comunque difendere la propria posizione sociale e il denaro ingiustamente sottratto anni prima. Nella Crociera del Delitto l'indizio risolutore è semplicissimo ed esibito con nonchalance nelle prime pagine, ma l'assassino si tradirà solo quattrocento pagine dopo e sta a noi accorgercene. 

E gli investigatori, spesso dilettanti, avevano una personalità disegnata a tutto tondo, con caratteristiche, tic, manie che ci facevano sorridere ma a cui ci si affezionava: la pignoleria di Poirot e il suo amore per le simmetrie; la maniacale attenzione ai dettagli di Holmes; lo snobismo di Philo Vance e il suo cercare nel delitto la firma psicologica dell'autore; la misantropia di Wolfe e le sue debolezze gastronomiche; la saggezza orientale e la tenacia di Charlie Chan.

Basta con i pazzoidi. Ridateci quel simpatico assassino del nostro vicino di casa!

11/11/11

 

 

 

 

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