Fulvio             Franco    Ezio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I DUE LADRONI

 

Recital: Le Vecchie Canzoni del Nuovo Mondo - Alpignano 24/11/2006

 

“Non eri un po’ basso? Lo sentivo poco il violino.”

“Mah. Mi aveva detto di non esagerare e così… e poi il pedale del volume che mi ha prestato non andava mica granchè.”

“Sì, mi rendo cònto. Peccato, però, perché l’unica variante alle nostre chitarre erano i tuoi assoli.”

“Boh. Comunque è andata bene. C’era un casino di gente. Però non capisco come mai ci fosse gente in piedi ma anche una sedia vuota.”

“Non era proprio vuota. Era per Renato, il professore di storia. A questa serata lui non poteva mancare, sia pure in spirito.”

“Eh? Che spirito? Un fantasma? Per me una sedia vuota è vuota. Vabbé. Chi era che continuava a scattare foto?”

“Era Moja, sua moglie.”

“No, voglio dire quello magro vestito di nero.”

“Quello era Sandro, vecchio batterista dei BlueStyle. C’era anche Enzo, il chitarrista di quella formazione.”

“Ah. Un bel po’ di musicisti.”

“Eh sì. C’era anche il vecchio Maci. E poi quelli con cui prova al venerdì sera: Luigi, Sergio, Bruno, Saverio, Danilo.”

“…?”

“Quelli in fondo, in piedi.”

“Ah, quelli? Avevano un’aria strana. Mi sembravano avvoltoi su un ramo. Aspettavano qualcosa?”

“Credo che volessero salire sul palco e fare un pezzo tutti insieme.”

“Ah. E lui era d’accordo?”

“Scherzi?! Pistino e maniaco delle prove com’è? Te lo vedi improvvisare una jam davanti a cento persone, fra cui metà degli amministratori del suo comune, senza aver prima pianificato tutto?”

“Maniaco è maniaco. Con noialtri, però. Lui doveva usare solo due set di effetti per chitarra ed è riuscito a pasticciarli mica male, eh?”

“Vabbè, li ha invertiti un paio di volte.”

“E quando ha dimenticato il pedale a fine corsa e la sua chitarra non si sentiva?”

“Ma è successo dopo che gli era andata via la voce. Era un po’ scosso.”

“Scosso? Era completamente fuori di melone! Ma si è ripreso, no? Ha addirittura fatto “Il Blues del Mandriano” con tutti quegli strilli che io pensavo che era pazzo a provarcisi. E si è cuccato applausi a scena aperta!”

“Ogni tanto gli capita di diventare afono. Solo nervosismo, secondo me. Però lui va nel pallone.”

“Già. E intanto, per far cantare te, ci ha scombinato tutta la scaletta che io non ci capivo più un cazzo!”

“Eh, mi rendo cònto. Ma se tu lo conoscessi come lo conosco io… è tanto democratico, purché si faccia come vuole lui.”

“Quel genere lì, eh? Comunque, ‘sto repertorio di canzoni del West, con la cornice storica di ciascuna e la traduzione consegnata al pubblico, be’, è piaciuta, no? Seguivano. Sapevano al volo delle canzoni in scaletta quali avevamo fatto e quali no.”

“Sì, e poi fra il pubblico c’era Marco: lui sapeva già tutto, è lui che gliele ha fatte conoscere. Non gli è sfuggito nulla. Gli ha fatto la punta persino alla traduzione di un testo.”

“Quale?”

“Jesse James. Lui si difende dicendo che, dovendo perdere rime e metrica, ha fatto una traduzione più libera e musicale, ma in realtà Marco ha ragione.”

“Mah. Per me le parole non sono così importanti.”

“Mi rendo cònto. Ma è meglio che non tocchi questo argomento con lui. Lui è la Parola. Hai sentito il recitativo su Mike Fink? Appena può mettersi a declamare qualcosa, anche solo la lista della spesa, è contento.”

“Senti, ma è vero che alla fine gli è anche venuto un crampo alla mano?”

“Sì, me l’ha detto lui. Io lo vedevo grattare sulle corde, ma non capivo cosa stesse facendo. Anche questo ogni tanto gli succede.”

“Povero Cristo! Tutte a lui, capitano. Buon per lui che c’eravamo noi al suo fianco.”

“Eh, sì. Lui si prende il nome in cartellone, gli applausi, i ringraziamenti, ma ti rendi cònto che casino stasera se non l’avessimo tirato fuori dai pasticci noi?”

“Mh-mh. Mi rendo cònto.”

 

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