Benvenuti all'Arcipicchia!

 

 

 

 

East2West:  Fulvio   Franco    Ezio

 

 

 

 

BlueStyle: Dario e Andrea

 

 

 

 

jam finale: Fulvio e Marcello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SUONANDO SUL TITANIC

 

Concerto BlueStyle + East2West - Arcipicchia 24/02/2007

 

Fuor di metafora, mutatis mutandis, il Titanic è il simpatico arciclub Arcipicchia in quel di Rivoli e vedremo il perché dell’accostamento.

La serata, che prevedeva una esibizione standard dei BlueStyle preceduta da una introduzione straordinaria degli East2West (che è il nuovissimo nome con cui ho battezzato il trio country costruito sulla chitarra di Fulvio, il violino di Ezio e me), nasce con qualche apprensione. Ovvio, direte voi, riferendovi alle mie ben note ansie da pre-prestazione. In questo caso tuttavia le difficoltà sono reali e non supposte. Come si sa, delle reali si deve tener conto, mentre le supposte… Fulvio è spesso a Cosenza per lavoro, Ezio ha turni scomodi e ballerini, per cui le indispensabili prove del neonato trio avvengono a pezzi e bocconi, a coppie alternate, ricucite insieme solo al penultimo giorno utile. Anche Marcello è a Roma, in trasferta operativa e mancherà all’ultima e all’ultimissima prova, tornando col fiato grosso, stanco e liso. Ma un Marcello, anche a mezzo servizio, avrà pur sempre energie sufficienti a far decollare una corazzata. Dario invece ha seri e dolorosi problemi di famiglia e fino all’ultimo la sua percussiva partecipazione è in bilico. Ligio e lucido ci invita a contattare un aspirante supplente che la fortuna ci fa identificare nientepopodimenoche in Gian Maria, e cioè il suo predecessore, il quale si mette a disposizione con l’entusiasmo e la generosità dei veri amici. Alla fine, dopo una settimana di dubbi e ritocchi, vengono confermate le formazioni originali che, alle ore 20 di sabato 24 febbraio 2007, si ritrovano compatte alla meta. Come succede ai migliori e più micidiali e temuti pistoleri, che erano ben coscienti di dover incontrare prima o poi qualcuno più svelto di loro, anch’io ho trovato il mio maestro in Ezio, che riesce sistematicamente ad essere più in anticipo di me. E’ finita un’era e finché ce l’avrò fra i piedi dovrò accontentarmi della medaglia d’argento.

 

Il palco di legno scuro viene invaso dalla nostra attrezzatura, di cui la maggior parte è a me imputabile. Perché, capite, io sono la cerniera fra i due gruppi, suono in entrambi, mi alterno sui due generi e poiché il tempo scorre e le occasioni di esibire il mio formidabile parco strumentale si assottigliano, ho deciso che in quest’occasione non mi sarei fatto mancare niente. Ho così portato, per il primo set, il mio nuovissimo irish bouzouki, mandolone a otto corde e fondo piatto, con cui mi sono di nascosto esercitato sulle due prime canzoni, e Nerina, la panciuta e sonora dodici corde, per riempire ogni angolo delle altre tre (canzoni, non corde). Il mio blues sarà invece signorilmente servito dal dobro americano rosso e oro e dalla morbidissima (come suono, come tastiera, come diteggiatura) semiacustica Ibanez Artist, la mia prediletta. Poi, giusto per strafare, mi sono comprato ed ho portato con me il famoso Green Bullet – la Pallottola Verde, microfono speciale per armonica così battezzato per la forma a ogiva, adatta ad essere racchiusa nella stessa mano che regge il minuscolo strumento.

Va da sé che, nel sistemare la batteria, gli amplificatori, le spie, i microfoni e quant’altro, doversi destreggiare con quattro custodie, tre sacche, una cassetta degli attrezzi e via ingombrando, crea qualche problema. Per lo meno a me, che inciampo malamente in quel magazzino che mi sono portato dietro e mi sbrego violentemente lo stinco sinistro. Fortunatamente la divisa che ho scelto per la serata è di un rosso vivace (pantaloni, calze, camicia, maglione) e quindi il copioso sangue fuoriuscito si mimetizza fra i tessuti e non fa urlare di raccapriccio il sensibile pubblico femminile delle prime file.

La prova volumi deve tener conto delle diverse esigenze, timbriche e logistiche, delle due formazioni e devo subire lo sprezzo (di quelli che dovrebbero essere i miei più vicini e affezionati sostenitori) nei confronti della melodicità del mio ultimo nato, il bouzouki. “Miii, non puoi togliergli un po’ di acuti? – protesta Maci – Ti entra proprio dentro, ti fora i timpani.” “Quanto l’hai pagato?” ironizza Dario, sottintendendo che un affare così non meriterebbe nessuna spesa, neppure minima.

Ad ogni modo tutto è pronto, con calma e metodo, anche perché la imprescindibile regola di Nico, il gentilissimo gestore, è di iniziare non prima della trasformazione della carrozza in zucca, dei cavalli in topi e dell’arrivo dell’ultimo socio e cliente. E’ con un certo coraggio e rischio personale che alle 23.30 salgo sul palco e, imbracciato lo strumento, lo metto di fronte al fatto compiuto iniziando il concerto.

La data odierna, riportata più sopra, è storica: l’Italia ha battuto la Scozia sul suo campo nel torneo 6 Nazioni e l’Irlanda ha stracciato l’Inghilterra. Mi è quindi facile legare questa rugbistica accoppiata alle proposte musicali irlandesi di noi italiani, con una Star Of The County Down potentemente muggita da Ezio come il più arrochito frequentatore di un pub di Dublino.

Inoltre ho buon gioco nel dedicare il dolente canto di un costruttore della ferrovia transcontinentale americana al presidio NoTav di Venaus, col motto “Ferrovia, sì: ma UNA sola!” Il pubblico presente accoglie entrambe le dediche con ruggiti di approvazione. E’ bello suonare con e per i tuoi pari!

E la serata prosegue con la musica del diavolo: il blues dei BlueStyle. Dario è una sicurezza ritmica, Marcello si agita allegramente (minacciando più volte il mio mento col manico del suo basso) trascinante da par suo e Andrea è semplicemente perfetto con la sua padronanza di ogni stile: le sue dita e la sua Strato ci ripropongono i fraseggi e le sonorità dei Grandi (Vaughan, Hendrix, Clapton, Knopfler, Berry) ma soprattutto l’anima e la personalità di “Rolex” Roletto!

La serata si chiude con una indiavolata jam che vede sul palco i due gruppi riuniti oltre agli ex-bluestylers fraternamente venuti ad assistere all’esibizione del loro ex-gruppo: ovviamente Gian Maria, che rulla uno dei suoi ben noti assoli e lo slideman Marco, sempre lirico e potente, mentre fra il pubblico ci incita Anna Rosa, il nostro più ammirato sexy-sax.

Quello che non mi era chiaro era lo sguardo preoccupato del pubblico delle prime file che, invece di godersi appieno il formidabile spettacolo offerto, si dimostrava inquieto e distratto. Una rapida occhiata mi fece scoprire l’arcano: stavamo affondando. Una falla verificatasi chissà dove riversava torrenti d’acqua nella sala ed in primis verso il nostro palco. Nico e i suoi, con disperata e intrepida fatica, cercavano di arginare, tamponare, bloccare e asciugare, ma l’acqua saliva sempre più. Ora, noi tutti siamo validi nuotatori e non era dai flutti che poteva arrivarci il maggiore danno. Ma l’intrico dei cavi, connessioni, alimentatori, amplificatori, luci ed elettricità varie che correvano e giacevano ai nostri piedi, be’ quella era un’altra storia: un minimo corto circuito avrebbe potuto scatenare un gigantesco barbecue di bluesmen. Il mio sguardo incrociò per un attimo quello di Nico e lessi il suo messaggio: tranquilli ragazzi, qui ci penso io. Voi fateci volare ed io vi terrò a galla. Ok Nico, d’accordo. E se anche dovessimo affondare, quale fine più gloriosa e dolce che perderci nelle sanguigne note del blues?

Ma tutto andò liscio e sull’onda (è il caso di dirlo) dell’ultimo accordo e dell’ultimo applauso io gridai nel microfono, felice e commosso: “I BlueStyle non sono un progetto, non sono un gruppo: sono una ragione di vita!”

Mentre smontiamo rapidi il palco Dario mi apostrofa sogghignando: “Dai, dammi una mano, ragione di vita!”

 Sfotti, sfotti. Ci sei dentro anche tu. Fino al collo.

 

Home:  www.bluestyle.org