LA VOCE DEI VIOLINI
     
      
    Celtica 2008 - Courmayeur 24/08/08
       
      Credo
      che forse ce la potremo fare. Se in un mondo meccanico e iper-tecnologico,
      con ideali dimenticati e diritti calpestati, dove l’arte diventa bluff,
      il mercato schiocca le dita e batte il tempo alla nostra danza, dove
      impera il “tutto e subito”, dove apparire conta più di essere e avere
      più di sapere, se in questo mondo, dico, esistono ancora delle persone,
      degli artisti che dedicano la propria vita alla disciplina di uno
      strumento, rinunciando a qualsivoglia scorciatoia (come, ad esempio, i
      tasti della mia chitarra che mi facilitano la posizione delle dita) per
      regalarci due ore di musica strappata all’aria e condita con le spezie
      del loro sangue e della loro fantasia, se, insomma, si può assistere ad
      un concerto come quello di Celtica 2008 dove il violino la fa da
      protagonista, questo strumento angelico e diabolico insieme, che richiede
      una precisione micrometrica e dita piegate alla volontà e all’abilità
      del musicista, allora, forse, non tutto è compromesso e potremo salvarci.
      Celtica
      è cambiata e l’appuntamento principale diventa biennale. Quest’anno
      quindi dovrebbe essere solo un’anteprima, un antipasto, un assaggio per
      i piatti forti dell’anno prossimo ed è con questo spirito che ci
      rechiamo a Courmayeur per la serata conclusiva, benevoli, ma senza
      aspettarci granchè.
      Avrete
      capito che le aspettative sono state abbondantemente superate dalla realtà.
      Lo spettacolo inizia puntuale con l’ouverture del Clan Della Grande
      Orsa, principali organizzatori della rassegna: cornamuse, violini,
      tamburi, flauti per la vivace introduzione della serata.
      A
      seguire i nostri amici della Gens d’Ys e le loro danze irlandesi,
      coordinate e coreografate dall’inossidabile Umberto Crespi. E’ la
      terza volta che assistiamo ad una loro esibizione (siamo assidui
      frequentatori di Busto Folk, come potete verificare scorrendo questi
      Novantesimi) ed ogni volta li ritroviamo sempre più bravi, precisi,
      coinvolgenti, tanto che stasera la corretta puntualizzazione di Umberto
      che loro non sono professionisti ci dà persino un po’ fastidio e ci
      suona ingenerosa per la loro bravura. Alternando ai loro numeri la limpida
      voce di Elettra, a cui ci uniamo impetuosamente nel coro di The Star Of
      The County Down (brano a noi ben noto e che amiamo riproporre, sia pure in
      situazioni meno importanti), i Gens d’Ys usano per alcuni loro pezzi le
      musiche del blasonato musical celtico The Lord Of The Dance del
      funambolico e taccheggiante Michael Flatley, spettacolo che abbiamo
      scoperto da poco ma che ci ha assolutamente fatto innamorare. Bene, tale
      musical si avvaleva dei duelli al violino di Cora Smith e Màirèad
      Nesbitt, grandi (e belle) strumentiste, note anche per le loro carriere
      soliste. E chi le sostituisce nelle tournèe europee degli ultimi diciotto
      mesi? Il duo LusMor, al secolo Nicoletta Alby e Giada Costenaro di…
      Aosta. Sì, signori: queste due (belle) ragazze, che dall’età di sei
      anni studiano il violino, hanno coronato il loro sogno ed oggi sono loro a
      calcare quelle scene prestigiose. Stasera, in una pausa occasionale fra
      impegni onerosi, tornano nella loro natìa Valle per esibirsi per noi,
      entusiasmandoci con la loro bravura, affiatamento, freschezza (e bellezza.
      Come? L’avevo già detto? Ah.)
      Ma
      non è finita. L’ultimo gruppo in programma, quello col nome più grosso
      in cartellone, è quello dei canadesi Barrage, inseguiti da tempo dagli
      organizzatori di Celtica. E per poco non caschiamo dalla sedia: sul palco
      irrompono sei violinisti, quattro donne e due uomini, che sui loro violini
      infuocati ricamano indiavolate gighe, danzano, cantano, accompagnati dalla
      base ritmica di basso, chitarra e batteria. I Barrage sono un progetto
      guidato e condotto da Dean Marshall quale direttore artistico e alcuni
      componenti del gruppo cambiano negli anni. Ma il risultato è incredibile
      e entusiasmante, spaziando dal mondo più propriamente celtico a quello
      pop (Eleanor Rigby), al country (Riders in the sky), al jazz (Birdland),
      al latino (Tico Tico).
      Il
      finale è a sorpresa: tutti i musicisti sul palco, Barrage e LusMor e Clan
      Della Grande Orsa, oltre all’arpista Jochen
      Vogel esibitosi la sera prima e che ha rimandato la
      partenza, per improvvisare tutti insieme Greenlands, l’inno delle
      nazioni celtiche. In prima fila viene spinta la giovanissima violinista
      del Clan che, concentrata e compunta, fa la sua parte raccogliendo
      idealmente e inconsapevolmente il testimone dai più esperti colleghi. Il
      suo visetto serio è garanzia del suo impegno futuro. Sì, credo proprio
      che ce la possiamo fare. 
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