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Oggi parliamo di...

I BlueStyle - Il Cantautore - I Recitals - Chitarre - Parliamo di...

 

 

Tracklist:

  1. The Laws Must Change

  2. Saw Mill Gulch Road

  3. I'm Gonna Fight For You J.B.

  4. So Hard To Share

  5. California

  6. Thoughts About Roxanne

  7. Room To Move

 

 

 

 

 

 

 

JOHN MAYALL - The Turning Point

(Polydor, 1969)

 

Doveroso tributo al più grande pioniere del blues inglese, con il suo disco forse più atipico ma sicuramente più affascinante.

John Mayall nasce nel 1933 a Macclesfield (Manchester), Sagittario, farà controvoglia la guerra di Corea (su Memories c'è una sua foto in divisa, senza barbetta, mentre maneggia un paio di serpenti), ma, spronato dal bluesman Alexis Korner, inciderà il primo album solo nel 1965, un live di composizioni proprie, ponendosi da subito come un rigoroso epigono del blues elettrico di Chicago ma su cui vuole innestare le proprie idee originali e la sua voglia di montare e smontare il suo giocattolo, i Bluesbreakers, gruppo subito battezzato dalla stampa specializzata "l'università del blues", che vedrà sfilare nel proprio organico musicisti come Eric Clapton e Jack Bruce (poi Cream), Peter Green, John McVie e Mick Fleetwood (poi Fleetwood Mac), Aynsley Dunbar (poi Journey), Mick Taylor (poi Rolling Stones), Dick Heckstall-Smith e Jon Hiseman (poi Colosseum), Harvey Mandel e Larry Taylor (ex Canned Heat), Jerry McGee (poi Ventures), John Tropea, Lee Ritenour, Steve Lukather, per citare i primi e i più noti.

Mayall ha influenzato enormemente la scena blues e rock-blues; sulla copertina di Still Got The Blues Gary Moore si fa ritrarre da un lato, bambino, con il poster di Hendrix e in bella vista gli LP di Mayall con Clapton e A Hard Road, con il suo eroe Peter Green (vedi a lato) e sul retro, adulto, con gli stessi album in CD, affettuoso tributo alle sue radici e ispirazioni.

Nel 1967 Mayall compie un esperimento al limite dell'arroganza: incide tutto da solo (con il saltuario aiuto di Keef Hartley alla batteria) The Blues Alone suonando da sé piano, organo, chitarre, basso, armonica, percussioni e cantando con la sua caratteristica voce acuta. E' il disco con cui lo conobbi e che mi aprì le magiche porte del blues e della registrazione multitraccia.

 

Nel 1969, dopo una decina di album, Mayall licenzia momentaneamente il gruppo e dichiara: "E' il momento giusto per dare una svolta alla musica blues. Ho deciso di rinunciare a batteria e pesanti assoli di chitarra ed esplorare l'area della musica a basso volume." Prende con sé il chitarrista Jon Mark (chitarra acustica finger-style), Johnny Almond (sax e flauti), Steve Thompson (basso) e lui si dedica alla chitarra, slide, armonica, voce, tamburello. Registra così dal vivo al Fillmore East di New York The Turning Point. E' la fotografia di una serata magica, gioiosa, preziosa, dove la mancanza di sonorità forti non significa mancanza di ritmo e intensità. Si passa dalla saltellante The Laws Must Change (qualche osservazione personale sulla polizia, i giovani e le droghe), alla sognante Saw Mill Gulch Road, a Combatterò per te J.B., seconda canzone che Mayall scrive in onore di J.B. Lenoir, misconosciuto bluesman di cui John si è fatto alfiere e portavoce.

In So Hard To Share (bel giro di basso e un sax ispirato) sbirciamo nella vita privata di John: "Difficile condividere con un altro la ragazza che ami - quando lei è con te e senti che il suo tempo sta per scadere - Se lei lo amasse, allora ok, saprei tirarmi indietro - Ma se lei ha sempre bisogno di me - allora io sarò là per abbracciarla."

California è una lunga improvvisazione sul tema della nostalgia; verrà ripresa nel 2001 in Along For The Ride, album in cui il nostro si circonda di amici vecchi e nuovi, fra cui il giovanissimo Jonny Lang e la sorprendente Shannon Curfman, tutti onorati di poter jammare con il Grande Vecchio.

Molto bella anche la fumosa Thoughts About Roxanne con un cambio di ritmo dal soft al jazzato e ritorno. Ma la chicca finale è Room To Move indiavolata dichiarazione di libertà ("Non posso dare del mio meglio - se non ho spazio per muovermi!") con un gioco di armonica eccezionale e un esilarante intermezzo di percussioni fatte con la bocca da lui e Almond. Un piccolo capolavoro che diventerà il suo pezzo più noto e gli verrà chiesto altre mille volte nella sua carriera.

 

Nel 2003 lo vediamo festeggiare i 70 anni in un concerto circondato ancora una volta dai suoi amici di un tempo (Eric Clapton e Mick Taylor fra tutti), inossidabile e immarcescibile alfiere della musica più emozionante del mondo: "Il Blues è stato la mia vita e allora che sia la mia voce. Per sempre."

Nel 2015 esce la sua biografia (per ora solo in lingua inglese), scritta dal musicista svizzero Dinu Logoz, ricca di aneddoti e dettagli su formazioni, concerti e incisioni.

Nel 2019, ottantaseienne, calca ancora le scene di tutto il mondo.