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Oggi parliamo di...

I BlueStyle - Il Cantautore - I Recitals - Chitarre - Parliamo di...

 

 

Tracklist:

  1. Hermes

  2. El Fuego

  3. I'm Feeling You

  4. My Man

  5. Just Feel Better

  6. I Am Somebody

  7. Con Santana

  8. Twisted

  9. Trinity

10. Cry Baby Cry

11. Brown Skin Girl

12. I Don't Wanna Lose Your Love

13. Da Tu Amor

 

 

 

 

CARLOS SANTANA - All That I Am

(Arista, 2005)

 

Credo che l'importanza e il successo di Santana derivino, oltre che dalla sua indiscutibile abilità come strumentista, dalla sintesi che il chitarrista messicano ha saputo operare più e meglio di altri: da un lato il suono fluido della sua chitarra, che ha sviluppato ispirandosi al chitarrista inglese Peter Green da cui prese uno dei suoi maggiori successi Black Magic Woman: suono elettrico, tecnico, "nordico". Dall'altra il suo ritmo latino, caldo, naturale, "sudista". La sua musica perciò si rivolge ed è comprensibile a tutte le due metà del mondo ed è questa la sua forza.

 

Il mio amico Luigi, santaniano doc, fan inossidabile, rigoroso collezionista delle chitarre del modello suonato dal Nostro (anzi, dal Suo) e solo quelle, storce il naso di fronte all'ultima produzione del suo eroe che, da Supernatural (1999) a Shaman (2002) a questo All That I Am propone una passerella di generi diversi e collaborazioni con ospiti di grande rango o giovani promesse. "Deve tornare a suonare la sua musica, non accompagnare gli altri nella loro!" dice, e non è da solo in questa crociata purista.

Epperò bisogna notare che è proprio con questa formula che Santana ha ritrovato il grande successo che gli era scivolato dalle dita nell'ultimo ventennio. D'altra parte, dopo l'esordio formidabile a Woodstock (1969) e i primi grandi album, già nei primi anni '70 aveva voluto esplorare strade nuove, provando contaminazioni sia etniche che stilistiche (gli album Welcome e Borboletta, con profumi d'oriente e sprazzi di jazz e la benedizione di John McLaughlin) ed anche allora, per recuperare il mercato, era tornato ad un prodotto più orecchiabile e accattivante, quell'Amigos (1976) che lanciava le note purissime di un classico senza tempo come Europa.

 

Perciò cosa c'è da dire di quest'ultima fatica del Nostro? Personalmente apprezzo le contaminazioni e credo che cimentarsi con cantanti e gruppi anche distanti dal suo solito stile dimostri un entusiasmo ed una voglia di rinnovamento che fa onore ad un musicista che non ha più nulla da dimostrare. Lui stesso dice che considera ogni canzone come un copione cinematografico e lui, il regista, ne sceglie gli interpreti: come l'enfant prodige del pop Michelle Branch, protetta di Madonna, che esegue un'intensa I'm Feeling You, o vecchi leoni come Kirk Hammett dei Metallica e Steven Tyler, voce - e labbra - degli Aerosmith che dà a Just Feel Better l'intensità e la ruvidezza di una grande ballata. Hammett invece non aggiunge granchè allo strumentale Trinity, due svogliati accordi per giustificare gli scambi dei due axe-men. Trovo più accattivante e fresco il funky-rap di My Man o di I Am Somebody, rispettivamente con Big Boi e will.I.am dei Black Eyed Peas.

Chi vuole un Santana doc lo trova in pezzi come Hermes, El Fuego e l'autocelebrativa Con Santana.

Insomma, un album non eccezionale, ma sicuramente gradevole, in cui ciascuno potrà trovare qualcosa di adatto al proprio palato. E su tutto la liquida chitarra di Santana e la sua sorridente filosofia: "Io, come Bob Marley, Bono… ho un dono: quello di unire il pensiero delle persone e renderlo universale. Il pubblico sono i fiori, la musica è l'acqua, il musicista è l'innaffiatoio."